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  • A cura di Fra Alberto Foti Assistente Regionale di

L'essere servo


Commento al Vangelo di Marco 10,35-45

La Liturgia odierna mette in luce l’identità del vero discepolo di Cristo: l’essere servo. Discepolo è colui che si fa servo nella concretezza delle situazioni della vita, ad imitazione del Maestro che è venuto a dare la sua vita e si è chinato per lavare i piedi all’umanità. Questo discorso è duro: lo prova l’arrivismo e l’ambizione dei discepoli che discutono tra loro chi è il più grande e ambiscono i primi posti. Ma la Chiesa, e quindi ogni cristiano, per essere fedele al suo fondatore, non ha altra strada da percorrere: quella del servizio e non quella del potere.

Un grande vescovo, quale è stato don Tonino Bello, ha dipinto l’immagine più bella della Chiesa: «La Chiesa del grembiule è il ritratto più bello della Chiesa, quello del servizio. La Chiesa che si piega davanti al mondo, in ginocchio; che diventa povera; povera di potere. Pauper (povero) in latino non si oppone a dives (ricco), si oppone a potens (potente). Perché il grembiule è l’unico paramento sacerdotale registrato nel Vangelo, per la Messa solenne celebrata da Gesù nella notte del Giovedì santo, non parla di casule, né di amitti, né di stole, né di piviali… Parla solo di questo panno rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi».

La Parola del Signore ci viene incontro per “convertirci”, ossia, per “farci cambiare mentalità”. E oggi, in particolare, offre un nuovo orientamento alla nostra istintiva sete di grandezza, al desiderio più o meno inconsapevole di essere importanti. Anche noi, tutti, siamo attratti da un prestigio appariscente, da un’autorità a vasto raggio di influenza, ma Gesù ci ammonisce: «Fra voi però non sia così». E ci insegna ad aspirare a una forma poco ambita di grandezza: quella dell’amore incondizionato che si fa umile servizio al prossimo, fino al dono della vita. E’ un capovolgimento dei valori consueti, ma ci da la chiave per comprendere la missione di Cristo tra noi e ci pone davanti a una scelta ineludibile: Egli è il modello di cui dobbiamo riprodurre in noi l’immagine e la somiglianza.


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