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  • A cura di Fra Paolo Cirina ofmconv Assistente

Dove sei?


Dal Vangelo di Marco 3, 20-35

Il vangelo di oggi vuole metterci in discussione circa la nostra reazione davanti all’ascolto della Parola del Signore.

“Si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare”, la dedizione di Gesù verso la folla trascende anche i propri bisogni di uomo, come mangiare. Questa dedizione mossa dalla compassione, nasconde un grande amore da parte di Gesù e la coscienza di essere loro “pastore”.

Egli sente in modo forte l’urgenza di insegnare, di indicare alla gente la via per il Padre.

“Costui è posseduto da Beelzebùl”, alla folla si contrappongono gli scribi accusatori, che lo reputano un indemoniato. Il diavolo opera divisione e insinua (dove c’è disponibilità e… terreno) il dubbio. L’assurdità della calunnia è contraddittoria e rivela un pregiudizio da parte dei suoi accusatori. Infatti, vedono le opere miracolose di Gesù ma si rifiutano di accoglierle come segno della benevolenza di Dio.

Gesù replica con parole fortissime: “Come può Satana scacciare Satana?”, perché la sua azione è un’opera di unione: l’unione a Dio Padre attraverso la scelta del bene. Da parte di Gesù c’è un chiaro invito a distaccarci da tutto ciò che spegne in noi lo Spirito, che annulla la nostra visione di eterno e di speranza della salvezza.

“Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo…” parole queste che mettono gli uditori, e oggi ancor di più noi, all’opera di misericordia e di perdono dei nostri peccati, non c’è limite alla potenza della misericordia di Dio Padre, però…

Gesù afferma che tutto sarà perdonato.

Però… l’unica condizione, assolutamente necessaria ed esigente, è il non rinnegare l’opera divina. Chi lo rifiuta, non vuole aprire gli occhi alla verità della sua predicazione e dei fatti che opera.

Chi chiude la porta al suo amore per non accoglierlo e per non donarlo ai fratelli: “non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”.

La rinuncia ad accogliere con docilità e mansuetudine lo Spirito, ed esaltare la bontà di Dio con la nostra stessa vita attraverso la gioia, sarebbe una responsabilità troppo grande.


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