Piazza Maggiore, Bologna, un pomeriggio di fine settembre; pioggia leggera ma insistente, sotto un tendone bianco quattro ragazzi si guardano l’un l’altro. Hanno tra i 25 e i 30 anni, un passato e un presente nella Gioventù Francescana, chissà quante volte hanno cantato e ballato ai raduni nazionali e negli incontri di ogni settimana in fraternità. Ora il tempaccio sta mandando via gli ospiti e forse il tempo di pandemia ha disabituato a mettersi in gioco. La domanda se la passano l’un l’altro: lo facciamo? Davvero andiamo in piazza a suonare e cantare? Mica siamo professionisti… La pioggia ha cambiato i piani, potrebbe non avvicinarsi nessuno. Se nessuno si avvicina? Chiara dice ma sì, facciamolo, Sara sta in silenzio e cerca di analizzare la situazione, qualcun altro esprime perplessità, qualcuno ricorda che sì, insomma, ci si sarebbe anche potuti organizzare meglio!
Cinque minuti dopo sono tutti e quattro (e qualcuno in più) disorganizzatamente sul piccolo palco del chiostro di Palazzo d’Accursio. Venti minuti con Mi fido di Te, Benedicat, Il canto dell’amore, Nel cuore della storia, un biglietto con la Parola di Dio per ciascun ascoltatore, e la preghiera che quella Parola possa conquistare i cuori. Un bimbo curioso si avvicina, un’anziana riprende con lo smartphone, qualcuno si avvicina, ringraziamenti. Sorrisi, molti. Successo canoro da X Factor, poco. Alla fine ci si abbraccia e ci si ringrazia.
Leggo che i dubbi iniziali hanno lasciato posto ad una gioia nuova: è passata attraverso la fiducia data a chi, in quel piccolo gruppetto, ha detto un “facciamolo”. D’altronde il primo spunto all’intenzione di stare in piazza a cantare nasceva dal desiderio di incontrare gli invitati al festival, essere di nuovo una presenza dopo anni di chiusura pandemica.
L’Ordine Francescano Secolare è in piazza da giorni con magliette arancioni a montare e smontare palchi, dirigere le attività, accogliere ospiti; da mesi insieme a frati e suore è al lavoro per progettare, invitare, immaginare. Laici e consacrati raccontano se stessi nella biblioteca vivente: prenoti una lettura ma trovi un dialogo e incontri una vita. Qualcuno offre il caffè, qualcuno si perde nei racconti dei libri in vendita. Che sia tuo interesse la politica, l’attualità, l’educazione o l’arte, al Festival trovi ogni cosa. Giovanni Scifoni, Johnny Dotti, Gen Verde: i nomi importanti si affiancano a storie semplici, meno note, pane quotidiano. Poi hai la possibilità di fermarti in preghiera, o incontrare un confessore che ti mostri l’abbraccio del Padre.
Chissà come, anche quest’anno, il Signore ha potuto raccontarsi ai cuori di chi è transitato.
Sara De Felice, fraternità GiFra di Bologna
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