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  • A cura di Fra Francesco Piccolo

“Effatà”


Dal Vangelo di Marco 7,31-37

Una volta ancora, Gesù sorprende per l’amore che nutre per l’uomo, in particolare per i più poveri.

Il Vangelo di questa domenica ruota attorno ad una parola chiave, capace di trasformare chiunque: “Effatà”, cioè “Apriti”! (v. 34).

Non possiamo ancora correre il rischio di ascoltarla ancora senza che cambi la nostra vita sul serio.

Gesù si trova in territorio pagano, tra gente lontana da Dio ed qui vuole agire: la sua grazia è per tutti, può raggiungere chiunque. E questo gli sta talmente a cuore Gesù che sceglie volutamente questo luogo per manifestarsi: secondo quanto indicato dall'evangelista Marco, Gesù percorre un itinerario illogico (come se per andare da Napoli a Roma scegliesse di passare per Bologna).

A Sidone, gli portano un sordomuto. Un poveraccio, emarginato da tutti, egli stesso non sa cosa fare perché ha bisogno di qualcuno che lo conduca da Gesù. Un caso disperato.

Gesù non realizza subito il miracolo, ma desidera prima che questo uomo si senta amato, facendogli capire che gli sta a cuore la sua vita. Per questo Gesù va oltre la richiesta di chi glielo ha condotto: non solo gli pone le mani sul capo, ma si ferma, lo separa dalla folla (anonima, è la vera sordo-muta), lo prende con sé e lo porta in disparte e gli unge la lingua ed infine pronuncia la parola chiave: “Effatà”, cioè “Apriti”!. Il sordomuto cominciò ad udire ed a parlare.

Gesù usa segni ben chiari, strani ma che servono attraverso il gesto fisico a esprimere l’amore, a comunicare con chi è bloccato, irrigidito, chiuso in sé.

Gesù libera totalmente quell'uomo che riacquista in pieno la sua dignità di figlio di Dio, la sua voce, l’essere qualcuno in mezzo agli altri.

Il Signore desidera realizzare questa è la liberazione in ciascuno di noi.

Ad ognuno ancora oggi ripete: “Apriti”. Gesù oggi pronuncia questa parola autorevole sulle nostre chiusure che ci rendono sordi e muti dinanzi alla grazia... Oggi in questa nostra storia vuole liberarci da ogni sordità e da ogni mutismo per diventare costruttori di una nuova umanità, costruttore del suo Regno di amore.

Ad ognuno Gesù dice: apriti di fronte alla vita che rifiuti, apriti dinanzi a Dio che ti chiama a realizzare la tua vita, apriti se vuoi trovare la pace, l’amore, la bellezza, ciò che tu sei veramente.

E ad ognuno il Signore chiede di aprirsi ai fratelli che sfuggiamo, come Francesco d’Assisi di fronte al lebbroso. “Di questi infelici egli provava un invincibile ribrezzo, ma stavolta, facendo violenza al proprio istinto, smontò da cavallo e offrì al lebbroso un denaro, baciandogli la mano. E ricevendone un bacio di pace, risalì a cavallo e seguitò il suo cammino. Da quel giorno cominciò a svincolarsi dal proprio egoismo, fino al punto di sapersi vincere perfettamente, con l’aiuto di Dio” (3Comp 11;FF 1407-1409).

Anche quel lebbroso, attraverso i gesti di Francesco riacquistò dignità perché si era sentito amato: fu raggiunto dall’Effatà. E per Francesco era l’avvio di quel rovesciamento che il Signore gli chiedeva: un cambiamento forte, cominciò a dimenticare se stesso, fino a giungere, con la grazia di Dio, a vincersi perfettamente. Quella prima vittoria lo rafforzò nella sua convinzione e gli infuse nuovo coraggio.

Quanti giovani attendono che tu ti faccia intermediario e attraverso i tuoi segni forti e concreti aspettano ancora una volta qualcuno che gli faccia incontrare l’amore di Gesù e di essere liberati.

Il Signore ti doni la sua pace.


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